Gli oggetti senza alcun valore possono essere messi in scena e acquistano valore perché raccontano una storia, portano con sé un’emozione personale da condividere con gli altri e divenire perciò universale.
Ogni partecipante bambino veniva chiesto di affidare per il periodo della mostra, “l’oggetto da niente” per lui più prezioso, corredandolo di un titolo e una breve didascalia che ne racconta, in sintesi, la storia.
La Mostra esponeva e custodiva questa collezione atipica per ricreare una sorta di "teatro del mondo”; una wunderkammer, o “stanza delle meraviglie” nella quale ogni visitatore, sia grande sia piccino, può ritrovarsi.
Si tratta di oggetti rimasti per anni nei nostri cassetti della scrivania e in altre scatole, e dei quali avremmo voluto sbarazzarci ma che un inconscio e forte legame li trattiene a noi. La messa in scena consiste nel rivelare questo legame e narrarlo nella didascalia per far partecipare anche gli altri.
Così alcuni oggetti ci raccontano una storia “scientifica”, con trottole, compassi, calamite, radio.